Angelina Jolie è la resa incondizionata dell’oncologia
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La
mastectomia bilaterale e l’asportazione delle tube e ovaie in caso di
familiarità per cancro del seno con mutazione del gene BRCA1 /BRCA2 è
ormai codificata tra i paradigmi
ufficiali
internazionali della prevenzione oncologica. Questi concetti sono ormai
ampiamente condivisi in oncologia, come emerso dalla recente intervista
a un quotidiano nazionale della Prof.ssa Nicoletta Colombo
dell’Università di Milano, direttrice del
Programma
di Ginecologia dell’Istituto Europeo di Oncologia. La ricercatrice
approva e trova conforme alle linee guida oncologiche sulla prevenzione,
la scelta della nota attrice Angelina Jolie (dopo aver
perso
per neoplasia della mammella la madre, la nonna e una zia) di
sottoporsi, dopo la mastectomia bilaterale, anche ad asportazione delle
ovaie e delle tube. “È una scelta coerente con la sua storia clinica e
familiare e rappresenta una scelta difficile ma coraggiosa per prevenire
una neoplasia…”
ha affermato la Prof.ssa
Colombo.
Essendo così autorevole e qualificata la fonte, per l’attività che
svolge in rinomati centri di eccellenza della ricerca oncologica come lo
IEO e l’Università di Milano, le sue dichiarazioni possono considerarsi
l’espressione ufficiale del pensiero oncologico in tema di prevenzione.
Il DNA del cancro
In
realtà l’attuale concetto di focalizzare sulla mutazione del gene BRCA1
/BRCA2 la prognosi e relative misure terapeutiche, alla luce di recenti
ricerche, risulta probabilmente riduttivo, essendo potenzialmente
migliaia e imprevedibili le possibili mutazioni. Sono stati presentati
infatti a Orlando, Florida, al 102° meeting annuale dell’American
Association for Cancer Research (Aacr) i risultati di ricercatori della
Washington
University, che hanno “mappato” il DNA del cancro in 50 donne affette
da carcinoma mammario e hanno scoperto ben 1.700 mutazioni, quasi tutte
“uniche” nel senso che quelle che ricorrono frequentemente sono solo 5.
CONCLUSIONI: OGNI PAZIENTE
È
UNA STORIA A SÉ OGNI TUMORE AVREBBE UN IDENTIKIT UNICO, proprio come
ogni persona è diversa dall’altra e lo è nei genomi (materiale genetico
ereditabile). Hanno studiato
10
mila miliardi di basi che compongono il DNA, ripetendo ogni opera di
sequenziamento (sia sul genoma sano che su quello malato) per 30 volte a
paziente.
La resa incondizionata dell’oncologia
Nelle
drastiche, mutilanti, drammatiche misure dell’attuale prevenzione
oncologica, come l’amputazione di seni e ovaie ci sembra di cogliere le
avvisaglie di una resa incondizionata, una malcelata confessione
d’impotenza, una tacita ammissione di fallimento nella prevenzione e
terapia del cancro. Estendendo questi concetti di prevenzione oncologica
alle situazioni di familiarità di neoplasie cerebrali, applicando la
stessa logica, potrebbe essere consigliata come terapia preventiva di
neoplasie cerebrali la decapitazione. Il campo della ricerca oncologica è
sconfinato, la complessità immensa, le reazioni vitali mutevoli e
variamente interattive. Mi permetto di sottoporre rispettosamente e
discretamente all’attenzione di personaggi così rappresentativi e
aggiornati della ricerca oncologica, qualche considerazione non mia ma
derivante dalle ricerche sperimentali e cliniche del Prof Luigi Di
Bella, per cercare di evitare misure preventive estreme e così
devastanti sul piano psicofisico.
Il Metodo Di Bella può essere d’aiuto
Il
MDB è stato recepito dai circoli che gestiscono la ricerca e la terapia
del cancro come una sfida, un pericolo di delegittimazione, un’accusa,
mentre era ed è solo una proposta, l’offerta
di
una soluzione ragionata e razionale, la richiesta di considerare una
strategia terapeutica basata su dati scientifici documentati, per dare
risposte ai drammatici e ancora insoluti problemi della terapia del
cancro, che così sintetizzo nelle loro linee essenziali.
Il Prof Di Bella
formulò
il suo metodo su basi biologiche, biochimiche e fisiologiche. Egli
dimostrò che non vi è, né ci potrà mai essere, alcun farmaco con
tossicità differenziale, che abbia effetto citolitico e citotossico
unicamente sulle cellule tumorali, e non sulle sane. Occorre invece
agire, disse, sulle condizioni biologiche, in modo da creare un ambiente
non farmacologicamente tossico, ma biochimicamente sfavorevole alla
biologia neoplastica, incidendo negativamente di volta in volta su una o
più delle reazioni che si svolgono nell’evoluzione tumorale e attivando
contemporaneamente quelle reazioni che intervengono nei processi di
guarigione. Non esiste né esisterà alcun trattamento chemioterapico
citotossico in grado di guarire un tumore solido, ma unicamente un
Metodo, una multiterapia razionale e biologica, un complesso di sostanze
sinergiche e fattorialmente interattive, singolarmente dotate di
attività antitumorale atossica, che sequenzialmente o contemporaneamente
agiscano centripetamente sulla miriade di reazioni biologiche della
vita tumorale, riconducendo gradualmente alla normalità le reazioni
vitali deviate dal cancro.
Giuseppe Di Bella
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